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A Pristina per ricordare i cinquantanni dei Diritti delluomo
Quasi trecento cittadini italiani hanno celebrato a Prishtina i cinquantanni della Dichiarazione universale dei diritti umani
di Redazione
Quasi trecento cittadini italiani (e di altri paesi europei) hanno celebrato a Prishtina i cinquant?anni della Dichiarazione universale dei diritti umani. Fra di loro, anche 41 obiettori di coscienza in servizio civile, nonostante gli ostacoli delle autorita` italiane e jugoslave.
In ottobre le cronache di giornali e televisioni erano piene di notizie sulla crisi del Kosovo e la relativa minaccia di bombardamenti Nato, con un susseguirsi di ultimatum poco credibili nei confronti della Serbia. Ora nessuno parla più di Kosovo, ma la situazione sul campo si è ancora più incancrenita e continuano pesanti violazioni dei diritti umani da entrambe le parti.
A distanza di un mese e mezzo da quel clamore, quasi trecento cittadini, in rappresentanza della società civile italiana ma anche di altri paesi, si sono recati in Kosovo per incontrare le realtà che rappresentano la società civile e le istituzioni della città e per dar vita a Prishtina al simposio ?Tutti diritti umani per tutti?, alla cui realizzazione hanno collaborato il Consiglio per la Difesa dei Diritti Umani, l?Associazione Madre Teresa e l?Associazione Studenti Indipendenti di Prishtina.
L?iniziativa ha inteso valorizzare l?impegno di quanti in Kosovo operano per i diritti umani e per una soluzione politica della crisi essendo a loro anche fisicamente vicini. Fra i quasi 300 volontari in partenza per Prishtina, anche 41 obiettori di Coscienza in servizio civile in alcuni enti italiani. Si tratta del più grande contingente di Caschi Bianchi in assoluto, garantito ora dalla nuova legge sull?obiezione di coscienza che prevede l?invio all?estero degli obiettori in missioni di pace.
Alla carovana di pace I CARE!, dopo varie peripezie si è aggregato anche un gruppo di 220 persone di un gruppo interreligioso di diverse nazionalità proveniente da Sarajevo guidato da don Oreste Benzi con alcuni volontari dell?associazione Papa Giovanni XXIII.
Il giorno 10 i partecipanti di ?I CARE!? divisi in gruppi, hanno visitato, senza che si verificassero incidenti, tutta la società civile e le istituzioni del Kosovo (scuole, giornali e università sia albanesi che serbe, organizzazioni non governative e umanitarie, governo,municipalità, governo parallelo, negoziatori albanesi e profughi serbi provenienti dalle Kraijne). Dagli incontri è emersa tutta la complessità e le difficoltà della situazione attuale: da un lato si è riscontrato un clima di attenzione e disponibilità (anche da parte delle autorità), dall?altro sono giunti numerosi segnali di ostruzione.
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